Spettacoli

PATRIA

Danza22\23

sabato 3 dicembre 2022
21:00

Teatro Sperimentale

- Settore A €25 under29 €20 under19 €15- Settore B €20 under29 €15 under19 €10

UN BISOGNO CHE SI SPOSTA

terza tappa del progetto Sudvirus e prologo di Transiti Humanitatis da un’idea di Nello Calabrò e Roberto Zappalà
coreografie, luci e costumi Roberto Zappalà
danzatori Filippo Domini, Anna Forzutti, Fernando Roldan Ferrer Silvia Rossi, Joel Walsham, Valeria Zampardi, Erik Zarcone
si ringraziano i danzatori per la preziosa collaborazione alla costruzione direttore tecnico Sammy Torrisi
musiche varie Matthew Herbert, Antonio Vivaldi, Niccolò Paganini Ludwig van Beethoven, Johann Sebastian Bach, Franz Joseph Haydn effetti sonori Salvo Noto
direttore tecnico Sammy Torrisi
assistente di produzione Federica Cincotti
management Vittorio Stasi
ufficio stampa nazionale Veronica Pitea
direzione generale Maria Inguscio
produzione Scenario Pubblico/Compagnia Zappalà Danza Centro di Rilevante Interesse Nazionale in collaborazione con Fondazione Nazionale della Danza (Reggio Emilia)
il progetto Sudvirus è stato realizzato in collaborazione con
GoteborgsOperan Danskompani e Civitanova Danza/AMAT
con il sostegno di MiC e Regione Siciliana Ass.to al Turismo, Sport e Spettacolo
(PRIMA ED ESCLUSIVA REGIONALE)

Concepito nel 2013 con il titolo Anticorpi, dal 2017 lo spettacolo cambia in Patria. Zappalà vuole così dare peso e rilevanza a quelle situazioni scenico/coreografiche già presenti e così “rileggere” il concetto di patria alla luce della situazione attuale dove “globalizzazione e immigrazione fanno emergere tutta la fragilità delle democrazie e dei valori liberali, mentre spinte populistiche ne destabilizzano i fondamenti politici e sociali”.
Il linguaggio coreografico si sviluppa in una partitura convulsa e minuziosa con i danzatori della compagnia sul palcoscenico/vetrino che replicano e ritrasmettono l’apparente caoticità di virus microscopici; ma, come nella vita, il caos è organizzato e i danzatori si disperdono e si allontanano da un centro vorticoso per poi ritornarvi alla ricerca di un suolo/approdo che non è soltanto quello interno al palcoscenico ma anche il “soli” di un diritto ingiustamente negato. E, se in laboratorio spesso si utilizzano liquidi di contrasto per meglio scoprire e seguire nuovi percorsi della materia che si intende analizzare, allo stesso modo, in Patria, un preludio di Bach e uno scioglilingua siciliano ripetuto come un mantra si insinuano nel tessuto percussivo/ossessivo della musica elettronica per indicare nuovi percorsi estetici e narrativi. Una creazione sull’appartenenza declinata dal corpo/voce dei danzatori attraverso quelle manifestazioni assolute di appartenenza che sono gli inni, un monito contro la “retorica nazionale”, un monito che ci riguarda tutti nel nostro agire quotidiano, ed un’esortazione a non dimenticare il finale de Le città invisibili di Calvino, sperando di riuscire sempre a distinguere nell’inferno/mondo che ci circonda “quello che inferno non è, e dargli spazio.”