MOTUS – DAEMON
teatrOltre - posto unico €8
con Enrico Casagrande e Alexia Sarantopoulou
regia e drammaturgia Daniela Nicolò ed Enrico Casagrande
luci e video Daniela Nicolò, in collaborazione con Eduard Papescu
musiche Demetrio Cecchitelli, Jessica Moss, Deli girls
fonica Martina Ciavatta
produzione Francesca Raimondi
organizzazione e logistica Shaila Chenet
promozione Ilaria Depari
comunicazione Dea Vodopi
distribuzione internazionale Lisa Gilardino
una produzione Motus in collaborazione con Rimi/Imir-Scenkunst, Norway
con il supporto di Basso Profilo nell’ambito del progetto Support Strucutres
Dopo le belle presentazioni di Frankenstein (a love story) a Stavanger in Norvegia, nella successiva residenza del maggio 2024 è nata la piccola performance DAEMON, un preludio al secondo movimento (filmico) Frankenstein (a History of Hate) che debutterà nell’autunno 2025 a Roma Europa.
DAEMON è uno dei tanti termini negativi con cui Mary Shelley chiama la creatura romanzo:
Miserable Monster – Demoniacal corpse – Hideus – Ugly – Devil – Vile insect – Daemon – Abhorred monster –
Wretched devil – Abhorred devil – Detested form – Odious companion – Poor, helpless, miserable wretch –
Miserable, unhappy wretch – Hideous monster – Ugly wretch – Fiend- My fiendish enemy – Miserable fiend –
Scoffing devil – Tremendous being – Hypocritical fiend…
Nel periodo storico in cui è stato scritto il mostro non è mostruoso perché orrendo o pericoloso, ma terrorizza perché è l’imprevisto, l’inatteso, l’impensabile: è strano, weird…
WEIRD viene dall’antico nordico URTH che significa intrecciato, in loop come l’avvolgimento della spola del destino. Ma l’aggettivo weird può significare anche casual, (casuale)… In questo senso weird è connesso a worth (volere) inteso non come sostantivo, ma come verbo, un verbo che ha a che fare con il divenire e le trasformazioni (…) Nel significato di STRANO significa anche una svolta inaspettata,
dall’aspetto strano… Il termine strano è attraversato da un oscuro sentiero tra causalità e dimensione estetica, tra FARE e APPARIRE. (da Timothy Morton, “Ecologia oscura”)
Nel romanzo – e nel primo movimento del nostro dittico, Frankenstein (a love story) – la creatura fugge dal laboratorio di Frankenstein e si nasconde nella solitudine delle Alpi dove, attraverso l’osservazione furtiva di una famiglia di rifugiati, acquisisce progressivamente la conoscenza del linguaggio, della letteratura e delle convenzioni della società europea. In un primo momento si innamora teneramente degli umani e della natura… poi comincia a comprendere vagamente la propria condizione:
«Non avevo ancora incontrato un essere umano che mi rassomigliasse o rivendicasse un qualche rapporto
con me. Cosa significava questo? Chi ero? Che cosa ero? Da dove venivo? Qual era la mia destinazione?
Queste domande ritornavano continuamente, ma non ero in grado di dar loro una risposta».
Poi, nella tasca della giacca, che aveva preso con sé fuggendo dal laboratorio, il mostro trova il diario di Victor Frankenstein, e apprende i particolari della sua creazione: «Stavo male mentre leggevo. L’accresciuta conoscenza non faceva ora che mostrarmi più chiaramente che infelice reietto io fossi».
Dopo aver appreso la propria storia e sperimentato il rifiuto di tutti quelli di cui aveva cercato la compagnia, la vita della creatura prende una piega oscura. «I miei sentimenti erano solo di rabbia e di vendetta», dichiara il mostro.
«Io, come l’arcidiavolo, portavo dentro l’inferno».
Il mostro sarebbe felice di poter distruggere l’intera Natura, ma si risolve, infine, per un piano più vantaggioso: eliminare sistematicamente tutti quelli che Victor Frankenstein ama…
Da questa mutazione dei sentimenti nella creatura siamo partiti con DAEMON, immaginando la performance come una allucinazione/incubo partorito dalla mente Mary Shelley, una giovane che fa «castelli in aria», sogna ad occhi aperti, ha una immaginazione abnorme, mostruosa.
(Ha scritto il romanzo Frankenstein quando aveva soli 19 anni!)
E’ descritta dai familiari come una ragazza con sempre “la testa tra le nuvole”… L’abbiamo immaginata aggirarsi fra boschi e nebbie, quando inizia ad avere visioni…
(E questo è il preludio site-specific della performance, che può essere filmato o realizzato in luoghi speciali limitrofi alla scena…)
Mary /Alexia Sarantopoulou vede questa strana creatura muoversi veloce, apparire e scomparire, inafferrabile, metà uomo, metà animale… Sono allucinazioni dovute al clima umido e alla pioggia incessante? Immagini scaturite dai riflessi delle acque? Chissà…