Spettacoli

JOAN THIELE IN CONCERTO

PlaylistteatrOltre

23 Marzo 2018

Chiesa della Santissima Annunziata

- Posto unico €10 Ridotto €8

Nome (d’arte) un po’ esotico, viso latino e misterioso, Joan Thiele canta in inglese, ma è un talento emergente della musica italiana. Perché è qui che è nata, nel 1991, da madre italiana e papà svizzero-colombiano, anche se poi ha intrapreso una vita da globetrotter che l’ha portata in viaggio dai Caraibi all’Inghilterra. Emergente «vecchio stampo» (nessun talent a lanciarla, ma tanta musica dal vivo e in Internet, prima di essere notata), Joan si è fatta conoscere grazie alla cover di Drake Hotline Bling, e poi, a gennaio del 2016, ha pubblicato l’inedito Save me, che è uno dei singoli dell’Ep di esordio Joan Thiele, uscito il 10 giugno 2016 con Universal. Forte delle sue origini cosmopolite, Joan ha uno sound internazionale e variegato che trova la sua dimensione migliore dal vivo.

Partiamo proprio dal nome: il suo è Alessandra, perché ha scelto di chiamarsi Joan?
Mio nonno si chiamava Juan, lo sento più mio. Solo il caso ha voluto che le artiste più fighe che mi piacciono cominciassero pure con la J: Joan Baez, Joan As A Police Woman…
E lei ce l’ha il «J Factor»?
Speriamo!
La sua bio è un giro del mondo: mamma italiana, papà colombiano, peregrinazioni in Canada, Caraibi, Inghilterra. Quali caratteristiche di questi Paesi si riconosce?
Ho diverse influenze importanti, è vero, ma io mi sento molto italiana, pur con tutti i problemi che ha, l’Italia è un Paese che a me piace. Per me la Colombia è il ritmo, l’Italia la mamma, la mia lingua, il calore. Mentre l’Inghilterra è la musica: a Londra ho assorbito tanto, andare la prima volta a 18 anni a sentire James Blake è stato di grande ispirazione.
Perché ha deciso di tornare in Italia e tentare la carriera qui, cantando in inglese?
In realtà la mia idea era di rimanere a Londra, ma poi – lo dico sinceramente – mi son mollata col fidanzato e sono tornata a vivere a Milano. Se non ci fossimo lasciati, chissà se avrei seguito questa stessa strada. Quella botta mi ha dato la spinta per provarci qui e dare il mille percento.
Mai pentita?
Affatto. Ma il mio desiderio è farmi conoscere anche al di fuori dell’Italia: grazie a Internet oggi non ci sono limiti. E sta alle persone di cui ti circondi decidere “ok questo tour lo facciamo in Italia, questo in Francia”. Io finora sono stata fortunata.
Come si fa a farsi notare, oggi?
Grazie all’amore per quello che fai.
Suona facile, ma molti di quelli che ci provano e non riescono “amano”
Secondo me la determinazione è davvero la cosa più importante: devi essere convinto, di voler fare questo e basta. Bisogna dare il mille per mille, senza tenere il piede in due scarpe (“faccio questo, però intanto faccio quest’altro”). Vuoi suonare? Ti arrangi e ti paghi l’affitto facendo cinquanta date a settimana a 20-30€ l’una.
Trova che, talent show a parte, sia un buon periodo per i ragazzi che come lei vogliano darsi alla musica?
Io sì, sento del fermento. Avverto nei miei coetanei la voglia di fare musica, di sperimentare nuovi linguaggi. E c’è possibilità di farsi sentire, molta più di un tempo.

[Raffaella Serini, “Vanity Fair”]