Spettacoli

BEST REGARDS

teatrOltre

mercoledì 13 marzo 2024
21:00

Teatro Sperimentale

- posto unico €10 ridotto €8

di e con Marco D’Agostin
suono, grafiche LSKA
testi Chiara Bersani, Marco D’Agostin, Azzurra D’Agostino e Wendy Houstoun
luci Giulia Pastore
costruzione scene Simone Spanghero
consulenza scientifica The Nigel Charnock Archive e Roberto Casarotto
consulenza drammaturgica Chiara Bersani, Claudio Cirri e Alessandro Sciarroni
consulenza tecnica Eleonora Diana, Luca Poncetta, Andrea Sanson e Paola Villani
movement coach Marta Ciappina
direzione tecnica Paolo Tizianel
produzione VAN
coproduzione KLAP Maison pour la danse à Marseille
Rencontres chorégraphiques internationales de Seine-Saint-Denis
CCN2-Centre chorégraphique national de Grenoble e ERT – Emilia Romagna Fondazione
con il supporto di Points communs, Nouvelle scène nationale de Cergy-Pontoise et du Val d’Oise Centrale Fies CSC/Centro per la Scena Contemporanea (Bassano del Grappa)
Marche Teatro/inTeatro Festival, the WorkRoom (Fattoria Vittadini)
Teatro Comunale di Vicenza, L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale: Centro di Residenza Emilia-Romagna, ARTEFICI.ResidenzeCreativeFvg di ArtistiAssociati

Dear N,
you were too much. Too funny. Not just plain funny but, you know: silly funny, witty funny, biting funny, cutting funny, ferocious funny, despondent funny, frightening funny. And physical too. Yes too physical by half. Too body, body. Too bodily body to be theatre and too entertaining to be serious.
Wendy Houstoun, Letter to Nigel Charnock

Con queste parole Wendy Houstoun salutava l’amico e collega Nigel Charnock, a pochi giorni dalla sua morte, nell’agosto del 2012. Nigel era stato uno dei fondatori dei DV8 – Physical Theatre negli anni ’80; aveva poi proseguito in solitaria come performer e coreografo, dando vita a una formidabile serie di assoli. Per chi lo ha conosciuto egli era, esattamente come nelle parole di Wendy, “too much”. Con i suoi spettacoli, esplosioni ipercinetiche in cui il canto, la danza, il grido, la messinscena, la finzione e la realtà palpabile della performance venivano cucite attorno ad un vuoto abissale, ha allargato le maglie del genere “danza contemporanea” ed è sembrato incarnare alla perfezione quella possibilità dell’arte che David Foster Wallace ha provato a definire “intrattenimento fallito” (“failed entertainement”). In lui tutto era energia, desiderio, volontà. Eppure, come disperatamente ripete nel suo solo One Dixon Road, “there’s nothing else, it’s nothing, nothing”: non c’è niente, niente, niente ha senso.
Ho conosciuto e lavorato con Nigel Charnock nel 2010. Questo incontro ha segnato una linea netta nel mio modo di pensare la performance. Dopo di lui, la possibilità di una danza è per me l’orizzonte entro il quale tutto in scena può accadere.
Best Regards è la lettera che scrivo, con otto anni di ritardo, a qualcuno che non risponderà mai. È un modo per dire: “Dear N, I wanted to be too much too” (“Caro N, anch’io volevo essere troppo”). É l’invito a partecipare a un tributo laico e pop: cantiamo assieme di una nostalgia che ci riguarda tutti, noi che non siamo arrivati in tempo per dire quello che volevamo. All’ombra del tempo scaduto, e sotto la luce che Nigel continua a proiettare sulla scena di chi oggi danza, facciamo risuonare un ritornello martellante, spieghiamo di fronte ai nostri occhi un foglio bianco e chiediamoci: come la cominciamo, questa lettera impossibile? Marco D’Agostin